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La recensione che ora vi propongo è il mio piccolo omaggio al poeta Arthur Rimbaud, <<il poeta dei topi, coronato d’alloro>>, di cui oggi si celebrano i 120 anni esatti dalla morte.

“L’ultimo viaggio di mio fratello Arthur” è un volumetto minuscolo, che circola, per la prima volta in italiano, in pochissime copie. L’autrice, Isabelle Rimbaud, una donna ai più sconosciuta, che alla memoria del suo illustre fratello ha dedicato tutta la vita, sentendosi in dovere finanche di modificare le poesie da lui lasciate, in nome di un legame talmente esclusivo ed empatico con Arthur, da portarla a morire del suo stesso identico male pochi anni dopo.

In questa raccolta di estratti delle memorie di Isabelle, viene presentato l’ultimo viaggio di Arthur Rimbaud, dall’ospedale di Marsiglia in cui gli era stata amputata una gamba, alla sua fattoria di famiglia nel nord, fino a tornare a Marsiglia sperando di guarire, ma trovando la morte tra grandi sofferenze.

Sorvoliamo sullo stile un po’ forzato e troppo letterario che soffoca i veri slanci d’affetto fraterno e onesto che comunque s’intravedono qua e là, tra numerose frasi esaltate inneggianti alla verità e alla grandezza. Credo piuttosto che sia davvero importante il poter trovare, in queste pagine, un Rimbaud umano, sofferente in modo molto diverso da quello da lui propostoci nelle sue poesie, che da anni aveva abbandonato.

Ma è anche emozionante sentire come, di esse, egli abbia conservato, persino di fronte a morte certa, la furia del movimento, la volontà del viaggio visto come unica salvezza.